La vera ricetta del Gianduiotto Piemontese

Quale sarà la vera ricetta del Gianduiotto? Proprio questa la domanda a cui le aziende produttrici stanno provando a rispondere.

Pare che già nel ‘600 si lavorasse a Torino il cioccolato in forma di curiosi cioccolatini chiamati “Diablotin” (diavoletti).
La produzione del cioccolatino vide Torino come punto di partenza di un’arte che si sviluppò sempre di più nel mondo. Dal famoso “Diablotin” si arrivò, nel 1867, su brevetto della Caffarel Prochet al Gianduiotto, dedicato a Giandoja, la maschera tradizionale della Città ed è da sempre considerato il più caratteristico e noto cioccolato di Torino, già protagonista durante la sfilata dei carri di Carnevale del 1865, quello che la storia ricorda come il battesimo del simbolo della cioccolateria subalpina.
Nel 1997 la Caffarel venne acquisita dal gruppo svizzero Lindt & Sprüngli. Lindt, tramite il marchio Caffarel, produce i gianduiotti su scala industriale.

Il Comitato del gianduiotto di Torino IGP, composto da imprenditori e cioccolatieri e sostenuto dalla Regione Piemonte, sta discutendo con l’azienda dolciaria svizzera Lindt sulla ricetta del gianduiotto, il noto cioccolatino prodotto con nocciole piemontesi. Il comitato e la Regione vorrebbero infatti ottenere la denominazione di Indicazione geografica protetta (IGP) per il gianduiotto, ma Lindt ha chiesto di cambiare la ricetta considerata originale per aggiungere nuovi ingredienti e ridurre il quantitativo di nocciole: proposte che il comitato ritiene inaccettabili.

Lindt vorrebbe introdurre l’uso del latte in polvere, non previsto dalla ricetta originale ma comunque diventato piuttosto comune, e abbassare la componente minima di nocciole dall’attuale 30 per cento al 28 per cento.

Chi avrà ragione?

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