Come sempre succede quando arrivano a Torino mostre di artisti che amo (ricordate il mio tour in palazzo Chiablese per De Lempicka?), racconto nelle pagine di questo blog quello che con occhi di profano (magari un po’ anche di Chef) raccolgo nelle mie perlustrazioni…
La mostra “Matisse e il suo tempo” arrivata dallo scorso weekend in città, rappresenta una bella occasione per raccontare uno degli artisti più affascinanti del Novecento.
A scuola avevo imparato ad apprezzare Matisse per un dipinto, “La Danza” che mi era subito apparso geniale: cinque corpi sembrano danzare in un girotondo infinito, quasi rapiti.
E ricordo le parole della mia insegnante, il rimarcare più volte come fosse costituito solo da tre colori: il verde, presente nella parte bassa del quadro, rappresenta la terra con la curvatura sferica che vuole simboleggiare il nostro pianeta, il blu, nella parte alta, richiama il cielo anche se le sfumature del colore, richiamano un blu profondo, che non assomiglia al colore del cielo ma è più simile a quello dell’Universo; in mezzo troviamo il rosso dei corpi che danzano in un gioco di movimenti apparentemente infinito.
Si dice che iniziò a dipingere nel 1889, durante la convalescenza da un attacco di appendicite; e che conobbe Pablo Picasso – suo grande amico e principale rivale artistico – nel salotto di Gertrude Stein e della sua compagna Alice B. Toklas. E che fu proprio lui a introdurre il pittore di Malaga all’arte primitiva.
E adesso mi trovo a poter visitare un percorso di pittura davvero bellissimo e coinvolgente.
Percorso che si snoda attraverso più di cento opere di Matisse e di altri artisti – da Picasso a Renoir, da Modigliani a Mirò – e permette di ripercorrere non solo la parabola creativa del grande artista, esponente di spicco della corrente dei fauves, ma un intero periodo storico e artistico.
Opere di Matisse come Icaro (della serie Jazz del 1947), Grande interno rosso (1948), Ragazza vestita di bianco, su fondo rosso (1946) sono messe a confronto con i quadri di Picasso, come Nudo con berretto turco (1955), di Braque, come Toeletta davanti alla finestra (1942), di Léger, come Il tempo libero – Omaggio a Louis David (1948-1949).
La mostra “Matisse e il suo tempo”, ospitata da Palazzo Chiablese a Torino e dall’Oklahoma City Museum of Art, presenta una selezione delle opere appartenenti al Musée national d’art moderne del Centre Pompidou di Parigi, emblematica della sua eccellenza e della sua storia.
Ma l’interesse di questa mostra sta anzitutto nel progetto elaborato dalla sua curatrice. In modo originale, i capolavori di Matisse sono presentati nel contesto artistico del loro tempo, messi a confronto con altri capolavori della medesima collezione, da Picasso a Viallat passando per Braque, Léger, Dufy, Renoir o Bonnard.
Insomma, un tuffo nell’arte che chi ama non può non desiderare. E devo dire che quando leggo sui giornali che una mostra è più importante di altre, spesso mi arrabbio, pensando con orrore a chi dell’arte fa classifiche, neanche fosse una Hit Parade di Sorrisi e Canzoni.
Assaporate (e questa volta la tavola non c’entra nulla) la mostra tutta d’un fiato e provate a capire quale delle sezioni sia la vostra favorita.
Io ho amato più di tutte l’ultima, la decima, quella in cui ritrovate la serie di venti tavole colorate realizzate da Matisse con la tecnica dello stampino “Jazz (1947) cui appartiene Icaro (tavola VIII)”. Le nuove tecniche ideate da Matisse avranno conseguenze notevoli sul lavoro degli artisti delle generazioni successive.
Matisse, negli ultimi anni della sua vita, si era inventato una nuova tecnica, che lo aveva portato a realizzare i «dipinti con le forbici», chiamati appunto Cut-outs o gouaches découpés e realizzati a partire da grandi pezzi di carta dipinti dai suoi assistenti a tinta unita e con colori intensi (da lui accuratamente selezionati) e da lui ritagliati con grandi forbici da sarto. Seguiva il posizionamento dei ritagli, fissati con l’aiuto di puntine da disegno: una fase che spesso richiedeva molto tempo e diversi ripensamenti, tanto che alcuni ritagli non troveranno definitiva collocazione fino alla morte dell’artista.
Buona mostra e…alla prossima. Io vi aspetto, per chiacchierare di arte e cucina, al nostro Ristorante Solferino, che anche durante le feste Natalizie vi potrà accogliere a pranzo e cena, nei locali che tutti conoscete e nel nuovo Spazio Solferino che molti hanno imparato a conoscere.
A presto.
MA
‘Matisse e il suo tempo’, Palazzo Chiablese dal 12 dicembre 2015–15 maggio 2016