Rileggendo le cronache degli anni ’50 del secolo scorso, si racconta sommariamente di un vino che aveva avuto una storia bella e regale, che da nobile decaduto veniva ancora sporadicamente coltivato e utilizzato in gran parte per produrre uva da mensa da vendere ai mercati di Torino, oppure utilizzato negli uvaggi con altri vitigni locali.
Il vino era il Pelaverga, prodotto delle colline del saluzzese e del territorio di Verduno e La Morra, nelle Langhe.
Negli anni 70, grazie all’intuizione di alcuni Grandi Vignaioli di Verduno tra i quali Priola, uno dei proprietari della “Bel Colle”, il Pelaverga venne salvato dall’estinzione e recuperato, fino a permettergli di raggiungere nel 1995 l’ambito traguardo del riconoscimento di Denominazione di Origine Controllata.
Ma che vino è il Pelaverga?
Tradizione popolare narra che il vitigno Pelaverga venne introdotto nel comune di Verduno, nel XVII secolo dal Beato Sebastiano Valfrè, che portò alcune viti coltivate nella zona di Saluzzo.
Con il suo aroma fragrante e speziato, con sentori di pepe bianco, è considerato un vino da conoscitori attenti ed appassionati di rarità alla ricerca continua di nuove emozioni.
E della storia e delle leggende che si sono andate ad incrociare nel tempo con questo vino, ci piace ricordarne un paio, ravvivate e arricchite dalla partecipazione del nostro Chef Solferino all’annuale Tradizionale Festa del Vino Verduno Pelaverga DOC, che si è tenuta anche quest’anno la prima domenica del mese di settembre.
Per raccontare al meglio questo vino non si può prescindere da un suo “Reale” estimatore, Carlo Alberto di Savoia. Impulso alla coltivazione del vitigno venne dato proprio dal Re Sabaudo, grande estimatore di vini ed in particolare del Pelaverga di Verduno, in quanto proprio in questo comune possedeva un castello di campagna con annessi vigneti.
Il castello, costruito nel 1500 dalla famiglia Cerrato, era passato a Casa Savoia dopo poco più di un secolo e dopo molte vicissitudini era stato acquistato da re Carlo Alberto nel 1838.
Con Carlo Alberto diventa sede dei primi esperimenti che porteranno alla nascita del Barolo, diretti dall’enologo Paolo Francesco Staglieno e da Camillo Benso di Cavour, suo amico.
E l’apprezzamento, anche a corte, di questo vino alimenta il suo mito di bevanda altamente afrodisiaca (leggenda vuole che a questo si debba il nome maliziosamente evocativo…) e di convivialità.
Si racconta che Carlo Alberto, al termine di una serata con amici, chiese a tutti di firmare uno specchio della sala da pranzo del Castello di Verduno, incidendolo.
E quello specchio ancora oggi resta a testimoniare l’allegro passato del vino.
Per rivivere le sofisticate fragranze e gli aromi del Pelaverga, vi invitiamo al Ristorante Solferino, per assaggiare proprio le bottiglie della Cantina Bel Colle.
MA