Un vino antico di grande tradizione: il Gattinara DOCG

Tra le innumerevoli eccellenze italiane presenti all’Expo, di una, il vino Gattinara DOCG è possibile raccontare una storia che ripercorre migliaia di anni…

Nelle colline che separano le pianure del Vercellese e del Novarese dalle Prealpi nord-orientali tra le province di Biella, Vercelli e Novara si estendono le terre del vitigno Spanna, termine locale che etichetta il Nebbiolo, parola derivata da ‘spionia’, una varietà di vitigno che sopporta il calore, matura alle piogge d’autunno e si nutre di nebbia.

Da queste uve si ricava la prestigiosa docg Gattinara, vino rosso considerato una perla del panorama enologico mondiale.

Vino austero e nobile, il Gattinara è noto da secoli. Si ritiene che il nome derivi da Catuli Araossia Ara di Catullo. Sembra infatti che l’abitato di Gattinara sorga nel luogo dove il proconsole Lutazio Catulo sacrificò alle divinità le spoglie di guerra dei Cimbri, vinti nel 101 avanti Cristo.

E furono proprio i Romani i primi ad avviare la coltivazione della vite in questa zona. Fonti storiche documentano che fin dai tempi di Carlo Magno sulle colline di Gattinara prosperavano le vigne.

Nelle cronache storiche del ‘500 che narrano di Carlo V (l’imperatore sul cui regno non tramontava mai il sole), si scopre che l’ancora giovane sovrano venne affidato dalla zia Margherita d’Asburgo agli insegnamenti di un cardinale italiano, originario della Valsesia, Mercurino Arborio, Marchese di Gattinara.

Il grande politico e umanista italiano, in ringraziamento per il suo operato, fu nominato Presidente del Parlamento di Borgogna e divenne addirittura Gran Cancelliere di Carlo V, sostenendolo nella sua ascesa al trono di imperatore e supportandolo in occasioni internazionali di particolare delicatezza (guidando ad esempio i negoziati per un’alleanza tra Inghilterra, Santo Romano Impero e Santa Sede dopo l’invasione francese nel 1521 dei territori di Navarra e Calais, o mediando affinché durante la Dieta di Worms anche Martin Lutero potesse esprimere le proprie ragioni).

La leggenda racconta che uno degli strumenti “non convenzionali” di persuasione del cardinale Arborio fosse il vino originario della sua terra, il vino di Gattinara.

Attualmente la denominazione DOCG Gattinara può contare su poco meno di 95 ettari di vigneto in produzione, il che significa 4600 ettolitri di vino.

Inconfondibili le caratteristiche organolettiche che rendono unico questo grande vino: l’intenso colore rosso granato e un bouquet fine, che ricorda i profumi di rosa e viola, con note di liquirizia, vaniglia, spezie e sottobosco, specie se molto invecchiato.

Al palato è asciutto e armonico, dal caratteristico fondo amarognolo, un vino che appaga i palati più esigenti con la sua morbidezza e rotondità.

Si legge nel disciplinare di produzione Gattinara DOCG

La gradazione alcolica non deve essere inferiore ai 12,5°. Per fregiarsi della denominazione di origine controllata e garantita il vino Gattinara deve essere sottoposto a un periodo di invecchiamento di tre anni, di cui almeno un anno in botti di legno. Per la tipologia riserva, il periodo di invecchiamento deve essere almeno di quattro anni, di cui almeno due in botti di legno e il vino deve avere gradazione alcolica minima di 13°.

Con quali piatti degustare il vino Gattinara al Ristorante Solferino?

I classici piatti della tradizione del nord Piemonte, robusti e strutturati, costituiscono l’abbinamento ideale a un bicchiere del nobile Gattinara docg: i risotti tipici del Vercellese e del Novarese, gli arrosti di carni rosse, il filetto e il bollito, la cacciagione e la selvaggina, il pollame comune e nobile, i formaggi a pasta dura. Da provare con i Tajarin con Tartufo Bianco.

Ma può essere assaporato anche solo, come vino da meditazione.

Potremo consigliarvi il Gattinara di Travaglini, produttore più importante e prestigioso, reso ancora più esclusivo da una bottiglia particolare con la quale si può servire il vino direttamente, pur strutturato ed invecchiato, permettendo durante la “decantazione” o “scaraffatura” di trattenere l’eventuale sedimento naturale che un grande Gattinara, riposando negli anni, può formare.

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