L’innovazione a Torino è donna

La prima donna italiana che indossò i pantaloni femminili lo fece nel centro di Torino, come riferiscono le cronache locali, verso le 19 del 31 marzo 1911, suscitando un vero e proprio scompiglio sotto i portici di piazza Carlo Felice, nei pressi della stazione di Porta Nuova.

Per sfuggire agli scherzi e agli schiamazzi dei passanti la signora dovette rifugiarsi in un negozio di profumeria fino alle 21, uscendo da una porta posteriore.
Era un modello di “jupes-culottes” lanciato dal sarto parigino Paul Poiret. All’esposizione del 1911 riscosse grande successo il Padiglione della Moda che presentava, in enormi vetrine e su modelli di cera a grandezza naturale, il meglio della produzione degli atelier torinesi. Per la prima volta in quella occasione si parlò di “Moda Italiana”.

I grandi atelier trasformarono Torino in una vera e propria capitale della moda, seconda solo a Parigi: le griffe torinesi possiedono un’eccezionale abilità artigianale e realizzano abiti su misura dal gusto raffinato per la ricca clientela di tutta Italia.

Il centro città si popolò di sartorie, tra le quali spiccavano le Sorelle Costa, Gori, Sanet e La Merveilleuse, questa, fondata nel 1912 da Giuseppe Tortonese, contribuì alla diffusione dello stile torinese attraverso le sue famose camicette prodotte fino a 30.000 all’anno e aprendo succursali a Roma, Milano, Genova e Napoli.

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