Vesime è un comune di 609 abitanti collocato tra il fiume Bormida e le alte colline di Langa, immerso in un paesaggio caratterizzato da vigneti, boschi e noccioleti.
Territorio abitato in antichità da Liguri e dai Romani, era stazione di posta situata ad vigesimun lapidem (la ventesima pietra sulla strada Acqui-Castino), espressione da cui deriva il suo toponimo.
La sua distanza da Palazzo Madama a Torino è di quasi 100 km. Ma perché calcolare questa distanza?
Vesime è terra di vini pregiati e quando in passato la tecnica e la scienza non bastavano, ai vecchi agricoltori non restava che sperare nel magismo; infatti, la Langa è piena di vecchie testimonianze e leggende riguardanti la magia.
Cesare Pavese nel suo libro “La luna e i falò”, descriveva il rito magico del fuoco per scacciare le “masche” nei giorni prima della vendemmia, descrivendolo come il momento più magico dell’anno.
Proprio a Vesime, negli anni ’80 vennero rinvenute due pietre antropomorfe in testa ad un filare di una vecchia vigna, detta “camongin” sulla collina su cui si erge il paese, ultime sopravvissute di ventiquattro coppie scolpite che scandivano il paesaggio della vigna. È possibile che la vigna di pietra sia stata creata per contrastare il dramma della fillossera, malattia che a inizio ‘900 distrusse la viticultura europea.
Probabilmente come ultimo baluardo di una resistenza ormai piegata dalla insistente azione del parassita, quelle pietre rappresentavano un vero talismano.
Un talismano come la Pietra filosofale, chiave di volta del sistema alchemico medievale.

Il laboratorio dell’alchimista, illustrazione di Hans Vredeman de Vries contenuta nell’Amphitheatrum sapientiae aeternae di Heinrich Khunrath.
La pietra filosofale sarebbe dotata di tre proprietà straordinarie:
- Fornire un elisir di lunga vita in grado di conferire l’immortalità, panacea universale per qualsiasi malattia;
- Far acquisire la conoscenza assoluta del passato e del futuro, del bene e del male, secondo un’accezione che contribuisce a spiegare l’attributo di “filosofale”;
- La possibilità, infine, di trasmutare in oro i metalli vili.
La pietra filosofale era l’obiettivo ultimo degli alchimisti, figli di un pensiero esoterico che si espresse attraverso il linguaggio di svariate discipline come la chimica, la fisica, l’astrologia, la metallurgia e la medicina lasciando numerose tracce nella storia dell’arte.
Il pensiero alchemico, considerato da molti il precursore della chimica moderna, prima della nascita del metodo scientifico, fu lungamente inseguito anche dai Savoia, che decisero secondo molte fonti, di far costruire grotte alchemiche.
Si dice che le grotte alchemiche, siano state fatte costruire per alcuni membri appratenti alla Casa Savoia, intorno al XIV secolo. Le presunte collocazioni sarebbero tre: nei sotterranei del Palazzo Reale di Torino, in quelli di Piazza Castello e di Palazzo Madama.
D’altro canto, sembra ci siano prove anche di ritrovamenti di laboratori alchemici realizzati proprio sotto Palazzo Reale. Non esiste alcuna certezza, invece, né per la famosa Pietra Filosofale né per il fatto che le grotte alchemiche ospiterebbero portali dimensionali.
Ecco che nuovamente la magia si rincorre tra Torino e i territori intorno, anche nel contadino territorio astigiano.
E tornando a Vesime, proprio nella vigna biologica e “magica” delle maschere di pietra, si produce uno straordinario vino, che presto racconteremo e che naturalmente trovate nella carta del Ristorante Solferino.