Le donne e la gastronomia

Il legame tra donne e gastronomia รจ davvero controverso.

Nonostante le donne siano le regine della tavola casalinga, nella storia non sono state sempre correlate in senso stretto alla gastronomia, ed ancora oggi i grandi chef donna sono in numero minore rispetto agli uomini.

Tutta colpa dei sovrani rinascimentali: i vari signori e signorotti degli stati italiani vivevano nel terrore di finire avvelenati. E chi erano le avvelenatrici per antonomasia? Le donne, ovviamente.

Basti pensare alla fattucchiere delle fiabe, in primis Grimilde che adoperรฒ una mela per avvelenare lโ€™innocente Biancaneve, o la strega di Hำ“nsel e Gretel che utilizzรฒ la golositร  dei due fratellini per poterli imprigionare tra le pareti della sua cucina.

Nel corso della storia, gli esempi di donne che si sono servite del cibo come mezzo per attirare nemici, mariti e avversari nella trappola della morte, non sono di certo pochi.
Pensiamo ad esempio ai funghi di Locusta: nellโ€™antica Roma dove Locusta, conosciuta come negoziante di filtri dโ€™amore e veleni di ogni sorta, aiutรฒ Agrippina nellโ€™assassinio di Claudio. Si dice, infatti, che fu proprio Locusta a preparare il delizioso piatto di funghi velenosi, che nel 54 d.C. diede la morte allโ€™imperatore.

Joseph-Noรซl Sylvestre,ย Lucusta che sperimenta un veleno su uno schiavo, olio su tela, 1870-1880.

Oppure alla famosa acqua di Tofana del 1654, quando Giulia Tofana, cortigiana e fattucchiera, ideรฒ quello che sarebbe stato il veleno storico per tutto il Rinascimento: lโ€™acqua di Tofana. Ottenuta miscelando acqua bollente, anidride arseniosa, limature di piombo e antimonio, si dice che lโ€™acqua di Tofana diede la morte a circa 600 persone.

Ci sono poi casi di avvelenatrici per caso, come Giovanna Bonanno che nel 1786, scoprรฌ per puro caso la pericolositร  dellโ€™โ€aceto dei pidocchiโ€, una soluzione di vino bianco e aceto, completamente inodore e insapore. Dal quel momento โ€œla vecchia dellโ€™acetoโ€ si servรฌ di questo potentissimo veleno per aiutare le proprie clienti, per lo piรน nobildonne, a liberarsi di amanti e mariti.

Curioso anche il caso delย  Pudding e miele del ย 1806 quando Mary Bateman convince i coniugi Perigo che i sui magici pudding e un cucchiaio di miele fossero la cura perfetta contro i malanni di stagione. Peccato che i Perigo non fossero a conoscenza dellโ€™ingrediente segreto di Mary era arsenico.

Quindi si comprende come per anni nella storia della cucina, i cibi destinati al potenti siano stati “confezionati” da mani degne di fiducia, ovvero maschili.

Cโ€™รจ persino un mobile che ancor oggi conserva un ricordo di quei tempi: la credenza. Era il luogo dove andavano conservati i cibi freddi e le insalate che aprivano i banchetti e quindi bisognava fidarsi che nessuno pensasse di aggiungere un poโ€™ di arsenico allโ€™insalatina.

ยซCredereยป in latino significa anche aver fiducia, e di conseguenza รจ necessario fidarsi di ciรฒ che sta nella credenza.

La credenza prende il nome da un rituale detto โ€œservizio di credenzaโ€. Prima del pasto, nelle famiglie della nobiltร  si usava far assaggiare i cibi ad un servitore fidato, per accertarsi che non fossero avvelenati; solo dopo venivano serviti a tavola.
Nel Seicento il rischio di avvelenamento era alto: era il tempo delle guerre tra Signorie e per risolvere gli screzi spesso si ricorreva all’avvelenamento, cogliendo l’occasione ai frequenti banchetti che venivano offerti.
Per scongiurare il pericolo, le pietanze venivano disposte tutte su un banchetto e assaggiate da un servitore, il Mastro Credenziere, il quale dopo aver finito esclamava โ€œSignori, vi รจ stato offerto servizio di credenza!โ€.

Il termine successivamente venne utilizzato per indicare la sala da pranzo, e poi per designare il mobile su cui veniva riposto il cibo prima del pasto.

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