È ormai chiara la forte tendenza del pubblico della ristorazione per un rito antichissimo, che ancora oggi continua ad essere amato ed anzi addirittura riconosciuto per la sua valenza di tradizione e sperimentazione.
Parliamo proprio dell’aperitivo, che nasce in Italia a Torino, quando nel 1786 alla liquoreria di Piazza Castello, Antonio Benedetto Carpano miscelò il vino con erbe e spezie e lo chiamò Vermut.
Carpano usò il vino moscato di Canelli e un mix segreto di spezie tra cui predominava l’assenzio (“vermut” deriva dal tedesco Wermut, termine che indica la pianta dell’artemisia maggiore, con la quale si ottiene l’assenzio) creando una bevanda dalla bassa gradazione alcolica (tra i 14,5° e i 21°) e il gusto particolarissimo e decisamente intrigante. Divenne l’aperitivo torinese per eccellenza quando ci si incontrava all’ora del vermut per un bicchierino post-lavorativo, qualche chiacchiera e confidenze prima di cena e, mentre la bottega Carpano si trasformava in un’industria, il vermut (o vermouth, per dirla alla francese) si diffuse prima in Europa, poi negli Stati Uniti e nel mondo, facendo la fortuna di aziende italiane come Martini. I primi estimatori di questo rito furono certamente i Savoia, e ciò contribuì alla diffusione della moda in città.
Il Vermuth si gustava liscio o come ingrediente dei miscelati più bevuti negli anni Venti e Trenta e da qui gli aperitivi si dividono in due grandi famiglie: quelli a base vino e quelli a base alcol (di solito bitter, amaro o liquore).
L’Americano è tra i cocktail più rappresentativi del “momento aperitivo” ed è considerato il padre del Negroni. Diversi racconti accompagnano la sua storia, associata in origine al Milano – Torino, il cocktail Campari più antico, creato da Gaspare Campari intorno al 1860. La sua ricetta infatti ha come ingredienti principali il Bitter Campari di Milano e il Vermouth rosso nato a Torino (noi utilizziamo il Carpano, papà di tutti i Vermouth).
Negli anni Trenta divenne l’Americano per celebrare il successo di Primo Carnera, pugile italiano così soprannominato a seguito di una vittoria conseguita a New York.
L’Americano diventa, negli anni un cocktail di successo, raggiungendo una certa fama anche grazie ad alcuni omaggi cinematografici: si tratta infatti di uno dei cocktail preferiti di James Bond (Casinò Royale).
Buffa la storia del Gin Tonic, il cocktail nato come medicamento contro la malaria (il chinino della tonica era troppo amaro da deglutire e così i soldati inglese di stanza nelle colonie orientali decisero di aggiungerci un po’ di gin – l’alcolico di cui avevano a disposizione e che ricordava le loro origini – acqua, lime e zucchero).
E parlando di cocktail che potrete degustare al Ristorante Solferino, il Negroni ha una storia la cui origine risale a poco più di cento anni fa nel cuore di Firenze, al Caffè Casoni che aveva sede in piazza Indipendenza. Lì lavorava il barman Fosco Scarselli e tra i suoi clienti abituali c’era il Conte Camillo Negroni, famoso in città per essere uomo di mondo, dal look eccentrico e con una vita decisamente sopra le righe. Pare che di ritorno da un viaggio in America, il conte avesse chiesto a Scarselli di aggiungere al suo solito Milano-Torino (il cocktail a base di bitter e vermut) anche una parte di gin e una fetta di arancia. Da quel momento, tutti vollero provare l’aperitivo alla moda del Conte Negroni.