La tradizione del Ferragosto a Torino

A Torino, fino alla metà del XX secolo, molti cittadini si recavano per pranzare nel ristorante o al sacco nel parco in riva al Po, adiacenti alla chiesa della Madonna del Pilone. Tale costumanza era denominata “Festa dle pignate a la Madona dél Pilòn”, ovvero “Festa delle pentole alla Madonna del Pilone”.

Proviamo a raccontare le antiche consuetudini ferragostane attraverso un articolo comparso il 19 agosto 1922 su La Stampa e che di seguito abbiamo riadattato.

Noi oggi invece vi aspettiamo per un Ferragosto all’insegna dei sapori della tradizione sia a pranzo che a cena, con una carta che potrà soddisfare ogni palato e che potrà permettervi di trascorrere una festa serena e in allegria.

‘L Feràgóst vero e proprio era una volta la festa professionale dei muratori, e cadeva il primo di agosto. Fin dalla vigilia, sui pali più alti, sulle antenne maggiori delle impalcature di ogni edifìcio in costruzione, si inalberava una abbondante ornamentazione di bandiere, di rami fronzuti, di fiori, e, alla sera, di lanterne multicolori. Tutto ciò era una specie di linguaggio muto, col quale i muratori invitavano il padrone a corrispondere loro doppia paga. Il padrone non faceva il sordo: sborsava quel consuetudinario regalo, e allora — ma solo allora — gli amenicoli decorativi venivano tolti, previo allegro festeggiamento, a tavola, della bella ricorrenza. Qualcosa della vecchia consuetudine è rimasta. Torino vecchia festeggiava però anche il 15 agosto. Non poteva infatti sfuggire alla secolare abitudine instaurata, a quanto pare, nientemeno che dall’imperatore Augusto che le ha dato il nome (Ferii d’Augusto) corrottosi poi in Ferragosto. Solo che tale festa aveva per i torinesi un obbiettivo più limitato, diremmo, più intimo.

Era la “Festa dle pignate a la Madona dél Pilòn”, e la si festeggiava in famiglia, con una gita alla Madonna del Pilone. Le refezioni avvenivano sull’erba, all’ombra degli alberi, poiché non bastava certo a contenere tutti gli accorsi il famoso albergo del Muletto. Ma quando i torinesi si sedevano al pasto, erano già, moralmente, soddisfatti della festa. Avevano assistito a una serie di divertimenti: le corse nel sacco, il taglio della testa dell’oca, il gioco della padella, e la gara della pignatta. Questa formava il clou della giornata. Delle pignatte di lena venivano sospese in alto: una conteneva qualcosa di buono; tutte le altre erano piene d’acqua, I ragazzoni “citi” si offrivano: venivano bendati agli occhi, poi si armavano di lunghe pertiche. Con queste essi davano la caccia alle pignatte — per spezzare quella buona — menando colpi da forsennati: ma prima di arrivare allo scopo i partecipanti allo strano torneo si bastonavano reciprocamente, oppure si inafflavano abbondantemente con la rottura dello pignatte piene d’acqua. I buoni torinesi si facevano la pancia sottile la’fùria di risa, poi scendevano a merendare…

Ma la Madonna del Pilone vedeva, ogni anno un’altra adunata imponente di torinesi in vena di divertirsi e di rimpinzarsi all’aperto. Ciò avveniva l’8 settembre, la Marinila d’ Superga o anche la Madona die Merende. Si festeggiava in quel giorno la battaglia di Torino, del 1706, che segnò la line dell’assedio francese.

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