In Piazza Solferino, proprio di fronte al nostro locale, si trova uno dei monumenti della cultura torinese, il Teatro Alfieri.
Costruito su progetto di Barnaba Panizza, fu inaugurato nel 1855.
Inizialmente fu adibito a rappresentazioni liriche ed equestri, favorite da ampi spazi interni e da una capienza notevole (quasi 2000 spettatori). Successivamente si trasformo in classico luogo di rappresentazione di prosa.
La vita dell’edificio non è stata facile ed è densa di momenti infausti: subì due incendi, nel 1858 e nel 1927, successivamente, durante la seconda guerra mondiale, i bombardamenti inglesi ed americani danneggiarono nuovamente la struttura.
Il teatro venne ricondizionato e ripristinato completamente nel dopoguerra, dotato di un’ampia platea e di due gallerie.
Da allora la sua programmazione fu curata da Giuseppe Erba, tenace pioniere e straordinario impresario teatrale e culturale torinese che caratterizzò gli spettacoli dell’Alfieri in termini di qualità e varietà, affiancando alla prosa eccezionali interpreti del jazz e contaminando il programma più moderno con una importante riproposizione del teatro classico grazie a collaborazioni di altissimo livello, culminata con il lavoro di Vittorio Gassman
Negli anni ’60 e ’70 il teatro sperimentò anche con successo la formula della rivista e dell’operetta, offrendo il suo palco a Erminio Macario, Wanda Osiris, Renato Rascel, Walter Chiari, Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, Carlo Dapporto, Gino Bramieri, Giorgio Gaber, Gigi Proietti e molti altri.
Altro capitolo davvero interessante è stato riservato alla commedia musicale, vanto della premiata ditta Garinei & Giovannini salita alla ribalta nel 1961 con Rinaldo in campo con Domenico Modugno e Delia Scala ed Enrico 61 con Renato Rascel.
Ed ancora Aggiungi un posto a tavola con Johnny Dorelli, Pardon Monsieur Molière con Gino Bramieri.
Ma è davvero impossibile raccogliere in un elenco tutti i grandi interpreti del teatro e della musica, italiani e stranieri che hanno reso la programmazione dell’Alfieri inimitabile.
Ci piace però recuperare delle “chicche” che permettono di ritornare alla magica atmosfera del teatro torinese.
L’ Alfieri costituiva il riferimento stabile del Teatro Popolare Italiano. Si è raggiunto probabilmente l’apice nel 1957 con l’Otello di Shakespeare interpretato da Vittorio Gassman e Salvo Randone, che si alternavano ogni sera nei ruoli del Moro e di Iago. Una pietra miliare nella storia del teatro italiano.
Memorabile e probabilmente irripetibile è la straordinaria gara di bravura che Gassman e Salvo Randone ingaggiarono alla fine degli anni Cinquanta: ogni sera, poco prima di andare in scena, decidevano chi avrebbe interpretato Otello e chi Jago. Desdemona era Annamaria Ferrero. Un Otello “amletico”, scrissero i critici del tempo. Perchè Vittorio Gassman aveva appena trentasei anni (peraltro non dimostrati): e il suo fu un Otello assolutamente senza rughe, dove sarebbe stato fuor di luogo l’amaro accenno alla “china degli anni” che Shakespeare gli fa intravedere. La versione del filmato è la produzione televisiva (traduzione di Salvatore Quasimodo, regia di Claudio Fino, musiche di Fiorenzo Carpi), mandata in onda sul Programma Nazionale della RAI il 15 marzo 1957, interpretata con i ruoli a loro più congeniali, con Gassman che fa il tormentato Moro di Venezia e Randone nei panni della sua nemesi (Randone qui ebbe la grande occasione per rivelarsi quasi cinquantenne al pubblico televisivo).
Altra perla è stata l’interpretazione del soprano Lina Pagliughi in una storica “Traviata” di Giuseppe Verdi. E per concludere la carrellata, non si può non fare riferimento ai grandi concerti Jazz.
Articolo de “La Stampa” del 14 novembre 1958
MARTEDÌ’ A TORINO Il magico Duke Ellington “bombardava l’anima Cocteau”
Giorgio VI era uno dei più fedeli collezionisti dei suoi dischi Il grande avvenimento nel mondo del jazz è annunciato per martedì prossimo al teatro Alfieri: l’apparizione, purtroppo breve, di Duke Ellington con la sua orchestra. II « Numero Due del jazz » dopo Louis Armstrong (su questo punto tutti gli appassionati, anche quelli delle tendenze più moderne, non potranno dissentire) darà due concerti che concluderanno la sua tournée europea. Per ottenere questa sua puntata torinese sulla strada del ritorno negli Stati Uniti si dice che un impresario abbia dovuto impegnarsi con un contratto ancora superiore a quello con cui aveva chiamato nella nostra città, lo scorso anno, Harry James. Jaìnes era costato oltre tre milioni e mezzo. Ma non vi è dubbio che, se Ellington « costa » di più, vale anche infinitamente di più. Il «duca» Johnny Horiges Suona il sax alto e il sax soprano. Ha 52 anni. Negro. Dopo essere stato con le formazioni di Lloyd Scott e Andy Kitt passò nell’orchestra dì Ellington nel 1928 e vi rimase sino al 1951 affermandosi come una delle più forti personalità del jazz, oltre che maestro indiscusso del suo strumento. Dopo una parentesi dì j direzione d’un suo complesso ‘ (con elementi tolti dalla grande troupe del «Duca») tornò nella vecchia formazione. Ray Nanne Suona la tromba e il violino. Ha 45 anni Negro. E’ con Ellington dal 1940. Prima aveva suonato con Earl Hines e Horace Henderson. E’ famoso soprattutto come violinista. Ebbe in Italia, nel 1950, durante l’ultima tournée del « Duca », un grande successo personale. Da trent’anni il nome di Edgar Kennedy Ellington detto « the Duke », il Duca, domina le scene del jazz mondiale. Ora ha 59 anni. E’ nato a Washington da un maggiordomo negro, che lo avviò allo studio del pianoforte. Debuttò nel 1916 in una sala secondarla con un quintetto destinato a poche fortune. Sette anni dopo venne chiamato a New York. Costituì una delle grandi orchestre dell’epoca che, ingaggiata al Cotton Club di Harlem, suonò per cinque anni. La prima tournée europea di Ellington risale al 1933 e fu un successo clamoroso, quale ma! nessun uomo del jazz aveva toccato. Altri viaggi In Europa compi prima e dopo la guerra. Jean Cocteau, che lo aveva udito nel teatro parigino dei Campi Elisi, disse di lui: «Il suo swing bombarda letteralmente l’anima ».
Nel video che abbiamo recuperato è possibile ammirare il mito Duke Ellington che con la sua Duke Ellington All Star Orch suona ‘Stompy Jones’ nel concerto torinese del 1958. Capitolo a parte meriterebbe la straordinaria abnegazione della famiglia Erba che prima con “il commendatore” Giuseppe, storico impresario teatrale torinese dalle intuizioni visionarie e “eterodosse”, elevò l’Alfieri a Teatro di grande caratura nel panorama italiano, poi successivamente con sua figlia Germana, recentemente scomparsa, ha permesso al Teatro di continuare ad essere un modello di riferimento con la programmazione di Torino Spettacoli e dei teatri Alfieri, Erba e Gioiello.
Ma promettiamo in futuro di occuparci ampiamente di queste importanti figure della cultura torinese.
MA