Il Monviso ed il logo della Paramount

Domanda: vi è mai capitato di ammirare il profilo del Monviso al tramonto e pensare quasi meccanicamente ai promo della Paramount Picture, major cinematografica americana?

Sapevate che ci sono fondate possibilità che il logo sia ispirato proprio al “Re di pietra” piemontese?

Lorenzo Ventavoli, storico del cinema, dichiarò qualche anno fa: «Agli inizi del ‘900 molti registi italiani si trasferirono a Berlino, mentre le maestranze del settore sbarcarono soprattutto negli Stati Uniti. Fu uno di questi operai specializzati in scenografie, un emigrante piemontese, a sottoporre ai creativi della Paramount una bozza del Monviso».

Proviamo ad investigare sulla vicenda.

William Wadsworth Hodkinson, imprenditore americano, diventò il maggior distributore di film della costa occidentale e nel 1914 fondò e divenne presidente della prima casa di distribuzione a livello nazionale, la Paramount Pictures Corporation. Fu lui, sempre nel 1914, a disegnare il logo della montagna che sarebbe diventato il simbolo della Paramount.

Secondo fonti americane, la montagna del logo ideato da Hodkinson sarebbe ispirata alla peruviana Artesonraju, secondo altri al versante italiano del Monviso o al Pfeifferhorn nello Utah.

L’Artesonraju fa parte del massiccio montuoso chiamato Macizo del Huandoy, situato nella parte centro-settentrionale della Cordillera Blanca. Dal versante sud si presenta come una piramide di ghiaccio isolata; il suo aspetto le ha fatto guadagnare una notevole fama tra alpinisti ed escursionisti ed è anche indicata come la montagna che ha ispirato il logo della Paramount Pictures.

Ed ecco, qui sotto la foto del Monte Pfeifferhorn, nello Utah.

Ma ritornando alle testimonianze che nel corso degli anni si sono susseguite, Flavio Russo, scrittore ambientalista del cuneese, dichiarava qualche anno fa: «Sull’argomento c’è una tradizione orale ma ricordo anche di aver letto libri di storici locali». Secondo queste fonti, a due operai saluzzesi emigrati in America e assunti dalla Paramount, venne chiesto di trasportare un cartellone sul quale i boss della produzione avevano deciso di tratteggiare il simbolo della casa cinematografica. Racconta Russo che uno dei capi avrebbe esclamato: «E adesso come la facciamo questa montagna?».

Per tutta risposta uno dei due operai avrebbe tirato fuori dalla tasca una fotografia del Monviso, scattata da casa sua e conservata gelosamente come prezioso ricordo della propria terra. E il logo fu. Eccola, dunque, la nascita del marchio che la casa di produzione utilizzò tra il 1914 e il 1952 (denominato “First Majestic Mountain” con un intervallo negli anni Trenta caratterizzato da un altro brand sempre molto simile al Monviso), tra il 1952 e il 1954 (versione “Twisted Mountain”), e tra il 1954 e il 1967 (versione “Vista Vision Mountain”). Un marchio nel quale le 24 stelle (poi divenute 22) che fanno da corona alla vetta rappresentavano gli attori (le star) della scuderia hollywoodiana.

Il mistero resta, ma di sicuro questa non è l’unica storia legata al Monviso.

Una delle più note leggende tramandate nelle valli piemontesi che riguardano il Monviso è quella del suo attraversamento da parte di Annibale e del suo esercito (elefanti compresi), diretti a Roma. Si racconta che Annibale, addentratosi fra le gole alpine alla ricerca di un valico, avesse trovato nient’altro che aspre e dirupate pareti rocciose. Stanco di tanti impedimenti ma volendo assolutamente passare, il cartaginese sperimentò un metodo singolare ed efficace per aprirsi un varco in mezzo alla montagna impervia. Fece accatastare attorno ad una rupe che sbarrava il passaggio una gran quantità di legname e diede ordine che venisse incendiato. Quando la roccia divenne rovente, la fece inondare d’aceto. Alternò fuoco e aceto più volte finché la roccia divenne frantumabile con il piccone, e lui poté passare assieme all’esercito e alla sua sete di conquista. Il luogo del valico così aperto resta a tutt’oggi ignoto anche se alcuni storici come sir Gavin de Beer suggeriscono che si tratti dell’odierno colle delle Traversette.

Del resto la montagna è sempre stata molto nota. Se ne occuparono nei loro scritti Virgilio, Dante e Leonardo da Vinci ed anche il Petrarca.

E attraverso la versione latina degli scritti di Petrarca, la fama del Monviso giunse fino in Inghilterra. Infatti lo scrittore inglese Geoffrey Chaucer, nei suoi Racconti di Canterbury, riprese la vicenda raccontata dall’italiano nel “racconto del Chierico” (The Clerk’s Tale), adattandola, ma mantenendo nel prologo il riferimento al Monviso:

« A proem to describe those lands renowned,Saluzzo, Piedmont, and the region round,And speaks of Apennines, those hills so highThat form the boundary of West Lombardy,And of Mount Viso, specially, the tall,

Whereat the Po, out of a fountain small,

Takes its first springing and its tiny source

That eastward ever increases in its course

Toward Emilia, Ferrara, and Venice;

The which is a long story to devise. »

Ai posteri l’ardua sentenza…

M.A.

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