Torino, in questi giorni, è il centro dell’arte contemporanea: Artissima è riconosciuta come una delle fiere d’arte contemporanea più importanti e sperimentali in Italia, capace ogni anno di trasformare la città in un vero e proprio luogo di ricerca culturale.
In questo scenario culturale vivace e selezionato, abbiamo avuto l’onore di servire una bottiglia davvero speciale: il Barolo Riserva “Villero” 2016 di Vietti, parte di un’edizione numerata e limitata.
Poter vivere questo momento con ospiti che scelgono il Solferino proprio perché amano l’arte in ogni sua forma – visiva, sensoriale, conviviale – è per noi un privilegio e una conferma della nostra missione: offrire non solo ottima cucina, ma un’esperienza culturale autentica.
Questa è una delle etichette più iconiche della cantina e porta in sé un dialogo diretto tra vino e arte.
Vietti e le “Etichette d’autore”
La cantina Vietti, storica realtà di Castiglione Falletto nel cuore delle Langhe, lavora da generazioni sul Nebbiolo e sul Barolo.
A partire dagli anni ’70 Vietti ha avviato un progetto unico: associare ai suoi grandi vini delle vere e proprie opere originali, create appositamente da artisti, trasformando ogni bottiglia in un incontro fra enologia e arte visiva.
Questo progetto, noto come “Etichette d’autore”, nasce dall’idea che un grande vino meriti qualcosa di più di “una semplice etichetta”, unendo in modo intenzionale le due passioni della famiglia Vietti: vino e arte.
Per l’annata 2016, il Barolo Riserva “Villero” è accompagnato da un’opera dell’artista irlandese Richard Mosse, esponente di rilievo dell’arte contemporanea, conosciuto per l’uso di tecniche fotografiche innovative con cui esplora temi sociali e ambientali attuali. L’etichetta raffigura un’immagine tratta dal suo lavoro Tristes Tropiques.
Non si tratta quindi solo di un grande Barolo, ma di una bottiglia che viene vestita come un’opera, in tiratura limitata, pensata per raccontare quell’annata e quel vino in modo culturale oltre che sensoriale.
Questo rende il Barolo Riserva “Villero” non soltanto un vino importante da bere, ma anche un oggetto da collezione.
Perchè questo momento racconta qualcosa in più
Il contesto di Artissima, in cui la città di Torino si trasforma in un polo internazionale dell’arte contemporanea, rende ogni incontro un atto di cultura.
Servire una bottiglia del calibro del Barolo Riserva “Villero” durante queste giornate significa valorizzare il pubblico – persone che non scelgono solo una cena, ma un’esperienza, un legame tra gusto e bellezza.
Il momento dell’apertura non è meramente enologico: diventa momento di dialogo tra tavola e arte, tra il vino che racconta un territorio e un’etichetta che racconta una visione.
In un ristorante come il Solferino, che vuole posizionarsi al crocevia tra gastronomia e cultura, mettere in primo piano ospiti che “amano l’arte sotto ogni sua forma” significa trasmettere autenticità e distinzione.
In altre parole: abbiamo servito arte in calice.
Questo è esattamente ciò che vogliamo offrire ogni giorno al Solferino: non solo cucina piemontese e una carta vini importante, ma un’esperienza culturale completa. Un luogo dove Torino – la sua storia, il suo gusto, la sua sensibilità artistica – si può letteralmente assaggiare.
Un brindisi
Brindare con una bottiglia come questa, lei stessa un’opera d’arte, in un weekend in cui Torino ospita una delle fiere d’arte contemporanea più rilevanti del Paese, è il modo migliore di dire che l’eccellenza gastronomica fa parte della stessa conversazione dell’arte.
Arte & Vino, davvero.



